Secondo i più recenti dati dell’International Coffee Organization solo in Italia consumiamo circa 9 milioni di chilogrammi di caffè! Una bevanda amata davvero in tutto il mondo ma che ha un passato che in pochi conoscono. Qual è la storia del caffè? Come si è diffuso il suo consumo nel mondo e in Italia? Dalle antiche leggende dei monaci etiopi alle caffetterie degli intellettuali illuministi che hanno rivoluzionato l’Europa, scopriamo come questa bevanda si è trasformata nel tempo diventando quel che concentrato di profumi e aromi sprigionati da una semplice tazzina.


L’origine del caffè



“Vedete quanto poco ci vuole per rendere felice un uomo: una tazzina di caffè presa tranquillamente qui, fuori, … con un simpatico dirimpettaio…”

È una frase tratta da un celebre monologo di Eduardo de Filippo e che esprime la filosofia con cui ancora oggi gli italiano quasi venerano questa profumata bevanda. In pochissimi però sanno che però la storia del caffè parte da una leggenda. Se è vero che la Coffea Arabica - questo è il nome della pianta che permette la produzione della varietà arabica - è stata coltivata per la prima volta in Africa e Medio Oriente, non si ha la certezza assoluto di chi abbia “scoperto” il caffè.


La leggenda della scoperta del caffè


Famosa è la leggenda del pastore etiope Kaldi, vissuto attorno poco prima dell’anno mille. Questi notò un comportamento strano delle sue pecore al pascolo che diventarono iperattive, secondo alcune traduzioni addirittura danzanti, dopo aver assaggiato i chicchi prodotti dalla pianta Coffea Arabica.
Incuriosito dal fenomeno assaggiò le bacche e sperimentò in prima persona questo effetto. Portò allora le bacche in un vicino monastero per mostrarle ai frati che però, non particolarmente interessati, le gettarono nel fuoco.
L’aroma sprigionato dalla tostatura incuriosì i monaci che posero le bacche a raffreddare nell’acqua… nacque così il primo caffè.

Per quanto pittoresca e mitologia, in realtà si tratta di una storia raccontata per la prima volta da Antonio Fausto Naironi nel 1671 in un suo trattato dedicato al caffè.

L’origine del caffè


È probabile che gli indigeni delle regioni più settentrionali dell’Africa masticassero già sia le foglie che le bacche di questa pianta da tempi ben più antichi. Tuttavia le prime testimonianze di una sua preparazione si hanno solo nel 1400, quando i chicchi iniziarono ad essere tostati e messi in infusione in acqua bollente.
Il primo paese in cui si diffuse il consumo di caffè, così come lo intendiamo oggi, è stato probabilmente lo Yemen, quello che una volta veniva chiamato Arabia Felix. I chicchi venivano importati via mare e arrivavano nel piccolo porto della città di Moca (o Mokhā, in arabo “al-Mukhā) - da cui il nome della nostra piccola caffettiera domestica.
Il consumo si è diffuso poi in tutto il Medio Oriente, principalmente nelle zone dal culto musulmano e si prestava bene come bevanda conviviale da bere in compagnia, visto che il consumo di alcol era vietato.
Tra il 1500 e il 1600 si diffusero anche le prime caffetterie, che ancora oggi sono una parte essenziale della tradizione e della cultura araba e musulmana. La prima caffetteria venne aperta nel 1475 nell’odierna Istanbul e si chiamava “Kiva Han”.


Quando il caffè è arrivato in Europa?


Nel vecchio continente, il caffè si è diffuso solo dal 1500 con le numerose interazioni - spesso belliche - tra Impero Ottomano e gli imperi occidentali. Secondo alcune testimonianze, la bevanda venne importata in Europa nel 1565, quando alcuni soldati ottomani vennero fatti prigionieri a Malta.
La prima caffetteria? È ovviamente italiana!
Passerà del tempo prima che la bevanda si diffonda e aprano le prime caffetterie in Europa. In Italia, la Repubblica di Venezia oltre alle spezie, in quel periodo, aveva iniziato anche ad importare caffè. Infatti la prima caffetteria documentata in Europa venne aperta proprio a Venezia nel 1645 con il nome di “Bottega del Caffè”, diventando rapidamente un luogo conviviale dedicato alla socialità dei veneziani. Inizia così la storia del caffè in Italia con caffetterie aperte poi a Firenze, Roma e Napoli.

 

La diffusione del caffè


Inizialmente la bevanda era osteggiata dalla Chiesa, considerata “satanica” perché importata dagli infedeli musulmani. Il Papa Clemente VIII, dopo averla assaggiata, tuttavia, ne diede il suo benestare, affermando che lasciando ai musulmano il dominio su questa delizia si commetteva un peccato mortale.
Con l’approvazione anche della Chiesa, il caffè si diffuse in tutta Europa come bevanda sociale, anche se all’inizio era consumato solo dalle persone benestanti.
Fu nel XVII che, proprio a Vienna, venne provato per la prima volta il caffè con il latte, dando vita a quella bevanda che oggi noi conosciamo come cappuccino.


Il caffè come strumento di pensiero e rivoluzione


Proprio il ruolo delle caffetterie diventa determinante tra il 600 e 700. Qui si riuniscono le più brillanti menti che poi diffondono i loro ideali illuministi in tutta Europa. Quegli stessi ideali che fecero poi soffiare venti di rivoluzione in Francia, Italia e in tutti gli stati Europei. “Il Caffè” è infatti proprio il nome di un periodico italiano pubblicato tra il 1764 e il 1766 da Pietro e Alessandro Verri, fondatori dell’Accademia dei Pugni.


La storia del caffè napoletano


Perché la storia del caffè è così tanto intrecciata alla cultura partenopea? Perché le caffetterie napoletane diventarono un vero e proprio polo di aggregazione sociale, nonostante sia una della città europee in cui il caffè è arrivato più tardi.
Sembrerebbe infatti che sia stata Maria Carolina D’Asburgo Lorena, sposa di Ferdinando di Borbone nel 1768, a portare a Napoli un’usanza già consolidata a Vienna: la preparazione del caffè.


La storia del caffè dalla preparazione araba alla napoletana



Fino al 1800 il caffè era preparato in maniera araba. I chicchi, dopo la tostatura, erano macinati e versati in acqua che veniva portata in ebollizione, a volte aggiungendo delle spezie.
Ancora oggi questa preparazione è ancora molto popolare in alcuni paesi del mediterraneo, tanto che si parla di caffè turco o caffè greco.
Nel 1819 fu inventata la caffettiera un dispositivo di piccole dimensioni, ad uso domestico, che sfrutta la gravità. L’acqua bollente viene fatta cadere direttamente sul macinato di caffè. Solo successivamente, ad opera di Angelo Moriondo, nel 1884, venne inventata l’attuale macchina del caffè espresso automatica.


Dalla caffettiera napoletana alla moca


Mentre nel 1905, Ludwig Roselius - figlio di un assaggiatore di caffè - inventò il caffè decaffeinato, poi messo in commercio con il nome di Hag, la vera innovazione si ebbe nel 1933.
Alfonso Bialetti (vi dice qualcosa il nome?) rivoluzionò il modo di preparare il caffè. Non si usava più il principio di gravità della caffettiera napoletana, ma l’acqua viene fatta salire attraverso un aumento di pressione dato dall’aumento di temperatura: nasce così la Moca, la macchina per il caffè ancora oggi più usata dagli italiani - meno all’estero.


Verso il futuro del caffè


Negli ultimi anni, con la diffusione delle caffé in cialde e delle macchine per le cialde automatiche ad uso domestico, le nuove tematiche convergono verso una maggiore sostenibilità delle coltivazioni, la valorizzazione della provenienza e delle colture, la specificità del territorio. Così come il vino, anche il caffè va verso un aumento della qualità del prodotto.

Ad esempio SOLO Caffè ha adottato una politica molto rigorosa nella scelta delle coltivazioni in Tanzania, Vietnam e Uganda che permettono la preparazione di caffè monorigine. Non si tratta quindi di miscele ma di una tipologia che porta alla valorizzazione e all’esaltazione del gusto e degli aromi.

L’obiettivo è una vera e propria esperienza sensoriale che dalla tazzina coinvolte emozionalmente tutti i sensi. Prova le cialde SOLO e inizia subito il tuo percorso sensoriale con il caffè monorigine.

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